La "navigante del Chianti" e l'odissea della Flotilla: intervista a cuore aperto di Margherita Cioppi
di Lorenzo Castelli
Dalle colline del Chianti al Mediterraneo solcato in nome dei diritti umani. È questa la rotta inusuale percorsa da Margherita Cioppi, 33 anni, cittadina di Barberino Tavarnelle e capo missione italiana sull'imbarcazioni Karma nella recente Global Sumud Flotilla. Tra settembre e ottobre, Margherita è salpata con un duplice obiettivo: portare aiuti umanitari e sensibilizzare l'opinione pubblica sulla drammatica situazione palestinese.
A Nel Quotidiano, la navigante ha ripercorso le tappe di un viaggio fatto di solidarietà in mare, che conosce bene grazie al progetto che porta avanti TOM - Tutti gli Occhi sul Mediterraneo, attacchi con droni in prossimità di Creta, l'abbordaggio da parte dell'esercito israeliano e la cruda esperienza della detenzione ad Ashdod. Una testimonianza che squarcia il velo sulla violazione dei diritti basilari e sull'urgenza di non distogliere lo sguardo.
Margherita Cioppi era la capo missione italiana della Global Sumud Flotilla. Tra settembre e ottobre Margherita è salpata alla volta del Medio Oriente, durante la famosa missione umanitaria che aveva il duplice obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e di portare aiuti umanitari alla popolazione palestinese. Margherita ha voluto condividere con noi quello che è stato il suo percorso, ripercorrendo tutte le tappe più importanti: dalla navigazione, all’abbordaggio da parte dell’esercito israeliano, fino al periodo di detenzione ad Ashdod. Queste le sue parole.
Ci racconti della sua esperienza e della sua attività in mare
«Sono anni che navigo attraverso il Mediterraneo. Nell’ultimo periodo, insieme a un gruppo di esperti navigatori, abbiamo avviato un progetto di monitoraggio nel Mediterraneo centrale. Il fine è quello di intervenire ogni qual volta il diritto umani non vengono rispettati. Il Diritto del Mare è tra le leggi più antiche e in certo senso più poetica. In mare la solidarietà è un principio fondamentale, bisogna prestare assistenza quando viene richiesta. Vige l’obbligo di soccorso. Purtroppo la nostra Guardia Costiera non lo fa più».
Entriamo nel vivo della missione della Flotilla, qual è stato l’episodio, nel corso della navigazione, che più l'ha colpita?
«La navigazione è stata abbastanza complicata, l’equipaggio non era completamente formato per affrontare questo tipo di esperienza. A bordo della Karma eravamo in 8: il giornalista Saverio Tommasi, i deputati Arturo Scotto e Annalisa Corrado, il presidente dell’Ucoi Yassin Lafran, Il consigliere regionale della Lombardia Paolo Romano. L’attacco dei droni è stato senza dubbio il momento più difficile. Era circa il quarto giorno di navigazione, eravamo in prossimità di Creta. Io ero in turno con Annalisa Corrado, una donna di una risolutezza e di una dolcezza straordinaria. Grazie al suo aiuto siamo riusciti ad avvistare i droni e a calcolarne la traiettoria. È stata estremamente lucida. Abbiamo avviato le procedure di sicurezza per evitare di essere colpiti».
Come è avvenuto l’abbordaggio da parte dell’esercito israeliano?
«Il confronto non è stato semplice, avevamo davanti un esercito altamente specializzato, ricco e potente. Ciò che emerso, con il senno di poi, è stata la grande differenza tra l’approccio che i soldati hanno tenuto durante l’abbordaggio e l’atteggiamento ostile che invece abbiamo riscontrato una volta arrivati al porto di Ashdod. Nel tragitto ci sono state fatte molte concessioni, per quanto fosse la nostra barca ed è un po' assurdo parlare di approccio soft, solo perché ci è stato concesso di dormire nei nostri letti. Una volta arrivati al porto di Ashdod è cambiato tutto. L’esercito di terra ha utilizzato modalità estremamente più violente, quasi da bulli. Ci hanno costretto a stare con la testa bassa, in ginocchio sull’asfalto sotto il sole rovente, chi non eseguiva veniva colpito in maniera provocatoria, forse nel tentativo di ricercare una reazione».
Passiamo al periodo di detenzione
«La detenzione è stata scandita dal non rispetto dei diritti umani basici. Ci hanno fatto entrare in un carcere di massima sicurezza e ci hanno costretto a entrare in delle vere e proprio gabbie, eravamo divise per genere, io ero con una sessantina di donne. Ad accoglierci c’era il ministro Ben - Gvir (ministro della Sicurezza Nazionale ndr), il ministro del male, che ancora oggi sostiene che radere al suolo Gaza e sterminare la popolazione palestinese sia la cosa giusta da fare e lo dice esattamente in questi termini. Ha tenuto un comizio davanti a noi, in cui ci ha accusati di terrorismo. Un grande elemento di propaganda, come del resto la grande immagine presente nel braccio femminile, con su scritto “La nuova Gaza”, insieme a una lunga serie di bandiere israeliane. Un’altra immagine che mi ha colpita in maniera particolare è stata quella dei soldati accompagnati dai pastori tedeschi. I cani usati come minaccia fisica. Una scena che inevitabilmente richiama agli orrori della Seconda Guerra Mondiale».
Cosa è necessario fare per continuare a tenere i fari accessi su situazione che è tutt’altro che risolta, nonostante i proclami della politica internazionale?
«La Flotilla ha sicuramente contribuito a risvegliare molte coscienze, anche nel nostro Paese. Lo abbiamo visto grazie alle molte manifestazioni che si sono svolte tra settembre e ottobre. Il fantomatico accordo di tregua è tutto tranne che incoraggiante. Nei giorni successivi alla firma ci sono state troppe interruzioni di questo accordo e non tutti gli aiuti umanitari promessi, sono riusciti a entrare nel Paese. L’impatto mediato della Flotilla, secondo me ha contribuito a spronare i vari governi ad intervenire su una situazione non più tollerabile. Ora non è assolutamente il momento di smettere prestare attenzione a quello che succede in Palestina. L’opera di boicottaggio dei prodotti israeliani ha sortito alcuni effetti e questo deve essere un monito per tutti noi per non foraggiare un’economia di guerra come quella di Netanyahu, facendo attenzione a quelle che sono le nostre scelte quotidiane. La Palestina è un esempio di straordinaria resistenza».
Link per la video intervista: https://open.spotify.com/episode/4Q6wN1UHeUgS81zYe12AfM?si=gB8gZzYQQM6zZ6UDXhwc1Q
nella foto: da sinistra Lorenzo Castelli, Margherita Cioppi
